Anche la Calabria nella lista Unesco: le faggete di Aspromonte e Pollino patrimonio dell’umanità
Nel Pollino ci sono i faggi più antichi d’Europa, vecchi di 650 anni.
Tra le vette del Dolcedorme e di Cozzo del Pellegrino e gli orizzonti che si disegnano sulle acque del Tirreno e dello Jonio, lungo il massiccio montuoso calabro-lucano del Pollino e dell’Orsomarso, la Natura e l’Uomo intrecciano millenari rapporti che il Parco Nazionale del Pollino, istituito nel 1993, conserva e tutela sotto il suo emblema, il pino loricato. L’intera zona, sottoposta a speciale tutela, ai sensi della Legge quadro n.394/1991 sulle aree protette, è costituita dai Massicci del Pollino e dell’Orsomarso. È una catena montuosa dell’Appennino meridionale, a confine tra la Basilicata e la Calabria. Ha vette tra le più alte del Mezzogiorno d’Italia, coperte di neve per ampi periodi dell’anno. Dalle sue cime, oltre i 2200 metri di altitudine sul livello del mare, si colgono, ad occhio nudo, ad ovest le coste tirreniche di Maratea, di Praia a Mare, di Belvedere Marittimo e ad est il litorale ionico da Sibari a Metaponto.
Estese foreste di Faggio (Fagus sylvatica) dominano il Pollino tra i 1100 e i 2000 m slm,
segnando il limite altimetrico massimo del bosco: al di sopra di esso sull’Appennino esistono unicamente le praterie di altitudine. Esistono faggete particolarmente interessanti per la presenza di esemplari ultracentenari e colonnari sul Cozzo Ferriero , Serra del Prete, la Fagosa, Pollinello, Monte Grattaculo. In alcune aree i faggi assumono forme particolarmente contorte tanto da meritarsi l’appellativo di “alberi serpenti”.